Lettera ai Folkstone, una band che significava “libertà”

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Questo non sarà semplicemente l’articolo che parlerà dell’addio dei Folkstone, non sarà l’articolo che riporterà la notizia. Sarà una lettera, una lettera per loro, da parte di un fan che ha trovato rifugio in loro

“Con passo pesante io cerco, qualcosa che si chiama Libertà! Senza catene di immagine, alla fine dei miei giorni si vedrà!”

E quella libertà l’ho trovata nei Folkstone, nei loro testi, durante i loro live, trovo la libertà quando ascolto e canto le loro canzoni con i miei amici. Una storia iniziata per caso, nel lontano 2013, quando ero una persona completamente diversa.

Ricordo ancora quando li ascoltai per la prima volta. Il batterista della mia prima band in cui suonavo cover di Green Day e Nirvana caricò una cover di Nebbie suonata alla batteria, ed io incuriosito, andai a sentire questi Folkstone. All’epoca conoscevo molto poco il metal, pensate che io neanche sapevo che esistessero band come Megadeth, Slayer, Anthrax, Motley Crue, Sabaton, ecc… Insomma non sapevo nulla del metal, ero il classico adolescente che ascoltava le band MOLTO mainstream, e non ero molto propenso allo scoprirne di nuove. Per me il rock e il metal erano ancora qualcosa di sconosciuto. Nonostante ciò decisi lo stesso di dare una possibilità ai Folkstone e ascoltai proprio Nebbie. Ne rimasi affascinato, ma non abbastanza da diventare loro fan. Allora li lasciai stare, ricordandomi però il nome. 

“Se i miei cupi silenzi capir non puoi. Sul mio viso un sorriso s’ accende. Ma è ironica follia” 

Facciamo un passo avanti di due anni, arriviamo alla fine del 2015, quando cominciai a frequentare quello che ora è il mio locale abituale, dove passava spesso, e tutt’ora passa, Anime Dannate uno dei loro pezzi più emblematici. Inizialmente non conoscevo la canzone, mi ricordavo però il nome dei Folkstone, e fu proprio lei a farmi innamorare di loro. Fai perchè in due anni ormai conoscevo molte band metal, fai perchè ero più propenso ad ascoltare nuovi gruppi o perchè ogni volta che partiva Anime Dannate il locale si accendeva e dei semplici sconosciuti diventano pian piano grandi amici cantandola assieme. Tempo qualche mese ed ero già un loro fan, iniziavo piano piano a conoscere tante altre loro canzoni, a trovare rifugio in loro, mentre la mia persona cambiava. Ovviamente in tutto questo cresceva anche l’attessa di vedere un loro live. Quell’attesa finì il 18 Marzo 2016. Il mio primo live dei Folkstone.

“Vago Solo, contro vento in un oceano, è vetro il mio pensier
S’infrange contro
Solo, anime dannate cantano, voci ammaliano.
Ombre intorno a noi.”
 

Non conoscevo tutte le loro canzoni, riuscii a cantare per bene pochi pezzi, ma non mi interessava. Quei pochi pezzi mi bastarono, mi bastarono per capire che il concerto dei Folkstone alla fine è una rimpatriata tra amici. I Folkstone sono quegli amici che vedi pochissimo, e non vedi l’ora di rivederli per raccontargli tutto quello che è successo durante la loro assenza. Un racconto fatto tramite le loro canzoni, a seconda di quella che canti con più voce, a seconda di quella su cui piangi di più. E’ appunto per questo che, nel caso dei Folkstone, affermazione come, “eh ma vabbe te li sei visti tante volte”, “vabbe ma più o meno son sempre le stesse canzoni”, non valgono. Fin dal primo live mi promisi di non lasciarli mai soli, e così fu. Li vidi da sotto il palco nel 2017, 2018, e già due volte nel 2019 (tre il 19 Ottobre in occasione della loro ultima data a Roma). Sempre in prima fila, a cantare le loro canzoni, cercando di fargli capire quanto loro siano importanti per me. Ho mantenuto la promessa che sarei stato sempre sotto al palco perchè ogni loro concerto ha avuto sempre, minimo, un momento da ricordare. Dall’abbraccio collettivo con tutti i miei amici durante Anime Dannate nel 2016, il primo di tanti, a quando salii sul palco nel 2018 durante Mercanti Anonimi, o al mio essere felice quando allo Zaiet 2019 fecero Terra Santa.

I Folkstone sono quegli amici che vedi una volta all’anno, quegli amici che ti sanno consolare e che hanno sempre la risposta pronta, quella band grazie a cui riesci a sfogarti. Ho elencato tre caratteristiche, che i Folkstone hanno nei momenti più “privati”, tre caratteristiche che possono sembrare uguali, ma non nel loro caso. Riescono ad essere quegli amici che ti vengono a consolare in un giorno no e, grazie alle loro canzoni, riesci a percepire un loro abbraccio o una pacca sulla spalla. Nei giorni in cui si hanno tante domande per la testa loro con semplici frasi riescono a darti delle risposte sincere, risposte che ti risolvono tutto, che non ti fanno più pensare proprio a quellae domande. Infine riescono a farti sfogare, riescono a trasmetterti quella cattiveria che loro stessi hanno dentro, e che mettono nelle loro canzoni. 

Folkstone

Ci avevano avvisato con quel “Diario Di Un Ultimo”, dove è contenuta quella “I Miei Giorni”, ma non mi ero reso conto che a differenza degli altri album erano loro che ci stavano dicendo qualcosa, stavolta dovevo essere io l’amico a consolarli. Invece anche io sono diventato l’ultimo, perchè anche in questo album ho trovato tante risposte e tante consolazioni. Allora ve lo dico ora, vi voglio consolare ora. Voi Folkstone avete dato tanto, avete dato tutto quello che potevate dare, per aiutarci ad andare avanti, grazie a voi sono nate amicizie, altre mini marmaglie in giro per l’Italia, siamo tutti diventati i Folkstone. Siete arrivati alla fine, ma nulla sarà dimenticato, nulla di quello che avete lasciato sarà distrutto, rimarrà tutto, tranquilli. Certo ci sembrerà strano non avere il vostro concerto almeno una volta all’anno, ma ce la faremo, sarà ancora più bello continuare ad essere fan dei Folkstone, ricordando tutto quello che abbiamo vissuto. 

“Ancora qui, in piedi un altro po’, e sopra un palco, non resto solo nessuno è dietro mai
Anni che, veloci passano, mille sguardi, mille voci, e noi sempre in mezzo ai guai”

Grazie Lore, grazie Roby, grazie Edo, grazie Maurizio, grazie Luca, grazie Federico, grazie Marco, grazie Gianca e grazie a tutti quelli che sono passati per i Folkstone, che ci hanno fatto divertire, che ci hanno fatto sentire sempre a casa. Grazie Folkstone.

Marco Mancinelli
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