Janis Joplin, l’intramontabile icona del rock al femminile

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Quel 4 ottobre 1970, quando il mondo stava ancora piangendo la morte di Jimi Hendrix avvenuta solo quindici giorni prima, la musica perdeva Janis Joplin, la voce più straziante del rock

Una personalità inquieta e una vita vissuta controcorrente e a combattere i pregiudizi di una cittadina texana dove era forte la presenza del Ku Klux Klan e del razzismo, mentre lei professava l’uguaglianza tra bianchi e neri.
Da sempre icona del rock al femminile, Janis Lyn Joplin è nata il 19 gennaio 1943 a Port Arthur, in Texas. Sin da piccola, Janis ha mostrato grande interesse per la musica e le arti: ha cantato nel gruppo musicale locale della Chiesa e presto si è interessata al blues. Quando aveva diciassette anni, Janis iniziò a esibirsi in piccole città del Texas, facendo suoi i suoni blues dei musicisti che le piacevano di più. Dopo aver cantato a New York e San Francisco è tornata in Texas per frequentare l’università. Aveva anche bisogno di riprendersi dal suo uso di droghe illegali e dipendenza dall’alcool. Questa lotta con droghe e alcol continuò incessante per tutta la sua breve vita, portandola alla morte.

L’inizio con i Big Brother and the Holding Company

Nel 1961, Janis Joplin venne a sapere che un gruppo di musicisti rock, che conobbe a San Francisco, stava cercando una cantante. Questa band si chiamava Big Brother and the Holding Company. Joplin una volta disse:

“All’improvviso, qualcuno mi ha buttato di fronte a questo gruppo rock and roll e ho deciso allora e lì che era così: non ho mai voluto fare nient’altro”.

Janis non rimase a lungo con questa band, giusto il tempo di pubblicare due album, comprendente Piece of My Heart, la sua canzone più famosa, nella quale siamo testimoni della sua vocalità graffiata e dolente, fatta di frasi sussurrate e improvvise grida ruvide, una vocalità che accarezzava ma anche dilaniava, una voce esplosiva ed emotiva che urlava al mondo il suo riscatto ma anche il suo costante e disperato bisogno di accettazione.

L’inizio della fine

La fine degli anni Sessanta è stato un periodo complesso in America: molti movimenti politici e culturali si stavano facendo largo in una società altalenante e multiforme. Questi includevano la lotta per la parità di trattamento per i neri, il movimento per i diritti delle donne e il movimento che protestavano contro il coinvolgimento dell’America nella guerra in Vietnam. Le rock band e gli artisti di questo si fecero portavoce dei conflitti e delle proteste che i giovani gridavano. Tra questi artisti c’era anche Janis Joplin: si vestiva con abiti insoliti e audaci; lasciava volare i suoi lunghi capelli ondulati mentre cantava; beveva alcol e usava droghe illegali. Per molte persone, la voce e le azioni di Janis Joplin hanno rappresentato la vera libertà e la ribellione sociale.

Nel 1969 Janis iniziò la carriera solista e scelse come gruppo d’accompagnamento prima la Kozmic Blues Band e poi i Full Tilt Boogie. Molte persone sostengono che quest’ultima sia stata la migliore band con cui abbia mai suonato e con cui registrò l’album “Pearl”, che sarebbe diventato il disco di maggior successo di Janis Joplin e pubblicato postumo.
La sua carriera continuò fino alla morte per overdose all’età di 27 anni. La rivista statunitense Rolling Stone la pone al 28° posto della lista dei 100 artisti più importanti della storia e al 28° della classifica del 2008 dei 100 cantanti più importanti di tutti i tempi. Riconosciuta e ricordata per l’intensità delle sue interpretazioni, nel 1995 è stata inserita nella Rock and Roll Hall of Fame.

Isabella Insolia
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