Prog Italiano, nel 1971 si scaldano i motori

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Avevamo concluso il precedente articolo coi primi timidi vagiti del prog italiano del 1970, ed è il 1971 l’anno in cui escono dei lavori che sono quasi completamente catalogabili nel genere.

Prima di passare ad esaminare uno per uno i principali capolavori dei maggiori gruppi, con un occhio anche alla produzione minore, tracciamo i contorni di quello che accadde nel 1971.

Il fatto che i tempi fossero maturi – oltre al successo che il genere già mieteva oltremanica – si capisce dal fatto che anche la Rai si interessasse al fenomeno. Il colosso di via Mazzini, non sempre così al passo coi tempi, dedicò alla nuova musica giovanile programmi come Supersonic e Per Voi Giovani; un paio d’anni dopo sarebbe arrivata anche la striscia Popoff. Contestualmente anche la carta stampata dava sempre maggior rilievo ai nuovi generi, mentre iniziava a farsi spazio la contestazione verso le manifestazioni a pagamento che porterà alla drammatica notte del Vigorelli, con gli incidenti al live dei Led Zeppelin.

Il 1971 è quindi l’anno in cui i gruppi italiani cercano di scrollarsi di dosso la derivatività che fino ad allora li ha contraddistinti. La struttura derivata dal blues che caratterizzava quasi tutto il rock dagli albori, cede il passo alle più svariate influenze.

Dal jazz al folk, dalla musica classica a quella contemporanea, ogni genere è quello buono da cui trarre ispirazione. In più i singoli musicisti, abbattuta la barriera dei tre minuti a pezzo, possono sfoggiare la propria tecnica con abilità e virtuosismi. I break e i cambi di ritmo diventano pane quotidiano, così più pretenziose forme come le suite, derivate dalla musica classica.

Certo, in questo primo periodo la dipendenza del prog italiano dalla musica anglosassone è ancora palese. Sarà già il 1972 – coi capolavori di band come PFM e Banco – a elevare il prog italiano a fenomeno a sé stante, con influenze mediterranee che lo arricchiranno in quanto a personalità.

Già nel 1971 comunque i dischi che si possono considerare prog o proto prog sono già molti, almeno il doppio dell’anno precedente. Questo a ulteriore dimostrazione dell’interesse per il genere, tanto che spesso le case discografiche mettevano sotto contratto giovanissime band solo per avere in catalogo un titolo di prog italiano.

Ma quali sono i principali dischi di prog italiano che vedono la luce in questa sorta di anno zero?

Tra i nomi maggiori vanno considerati Delirium, Formula 3, Giganti, New Trolls, Osanna, Le Orme, Claudio Rocchi, Rovescio Della Medaglia e Trip.

I Delirium di Ivano Fossati – dalla voce impostata e irriconoscibile e con il flauto che cita i Jethro Tull – escono con Dolce Acqua, forse il loro capolavoro. La Formula 3, band protetta da Lucio Battisti a cui fa da accompagnamento, esce con un lavoro eponimo di grande successo anche se un po’ fuori dai canoni prog.

I Giganti, noto complesso beat, pubblicano a sorpresa un vero capolavoro: Terra in Bocca. Si tratta di un concept album sul delicato tema della mafia, osteggiato dai media all’epoca e che non ottiene il meritato risalto.

prog italiano orme

Discorso diverso per i New Trolls che centrano un grande successo col loro Concerto Grosso; concepito come colonna sonora del bel La vittima designata, unisce il rock furente della band all’orchestra diretta da Luis Bacalov, un esperimento allora del tutto inedito che vanterà un seguito e tante imitazioni. Una proprio degli Osanna, i napoletani che però nel 1971 pubblicano il sanguigno e ottimo L’Uomo. Le Orme invece sorprendono tutti con Collage; il lavoro, un prog italiano denso di riferimenti a Emerson, Lake & Palmer, supera di slancio la timida psichedelia dei lavori precedenti, anticipando di un anno PFM e Banco.

Claudio Rocchi, esempio di prog italiano fatto da un solista più unico che raro, col suo Volo Magico N°1 coniuga cantautorato con arrangiamenti che omaggiano il nuovo genere.

Il Rovescio Della Medaglia, all’opposto, propone un suono hard super pesante, ai limiti dell’heavy metal che non esiste ancora, proponendo una bizzarra rilettura de La Bibbia. I Trip, con Caronte, segnano la prima vera affermazione del prog italiano, limitata solo dall’uso della lingua inglese.

Tra i gruppi minori – minori solo perché non avranno seguiti discografici o comunque non di successo – citiamo Gli Alluminogeni, gli sfortunati ma validissimi Panna Fredda, i Nuova Idea, i Flea On The Honey e I Raminghi.

Il 1972 sarà l’anno dei primi grandi capolavori e l’inizio dell’era d’oro del prog italiano, che durerà più o meno fino al 1976 con qualche sparuto strascico.

Andrea La Rovere
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