Liberato: colui che è senza essere, apologia del fenomeno rap partenopeo

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Di Martina Rocchio

È il lontano 13 Febbraio 2017 quando, per la prima volta, il mondo sentì parlare di Liberato con il singolo «9 Maggio». Egli ha proposto un nuovo modo di fare musica e soprattutto si è posto come nuovo cultore della musica neo melodica napoletana, nonostante di baluardi ce ne siano stati già molti. Ed è stato proprio uno di questi: Nino d’Angelo, a definire «esagerata» l’attenzione del pubblico per il nuovo astro nascente, per poi ricredersi clamorosamente arrivando a definirlo «il suo erede».

Ma chi è davvero Liberato?

Liberato di nome, ma non di fatto, in quanto la sua identità rimane ancora segreta data la posizione di spalle che assume nei videoclip delle sue canzoni. Ma non è stato di certo il primo ad adottare la strategia dell’anonimato, già adottata dalla scrittrice Elena Ferrante (pseudonimo) nel lontano 1992.

Ad ogni modo, diverse sono state le ipotesi sull’identità del cantante: si pensò a Livio Cori, il quale però tramite dirette Instagram smentì la notizia, oppure ad un ex galeotto dati i molteplici riferimenti del cantante a tematiche carcerarie (vd. «Gaiola portafortuna»), alla posizione dei protagonisti dei suoi video sempre rivolti verso il mare e all’uso di un carattere di scrittura per il suo nome che rimanda all’utilizzo delle cosiddette «tally marks» impiegato dai carcerati per poter contare i giorni. Insomma, a distanza di due anni, ancora non si sa molto di lui, ma una cosa è certa: Francesco Lettieri, noto regista napoletano e nonchè regista dei video di Liberato e le varie aziende che si sono servite dei suoi video per poter sponsorizzare i propri marchi, ci hanno visto lungo! Oltre alla sponsorizzazione di marchi noti, Liberato ha cavalcato l’onda del suo crescente successo per poter fondare anche un proprio merchandising basato su t-shirt, felpe, accendini, cartine, portatabacco, tatuaggi temporanei ed addirittura adesivi.

 A questo punto, è lecito chiedersi: si può parlare di una nuova era per la canzone napoletana o di semplice fenomeno commerciale?

C’è da dire che Liberato non ha solamente ribaltato la concezione della musica napoletana, ma ha anche toccato temi sensibili per la società odierna, quali: omosessualità, LGBT ed interculturalità con un sound fresco, nuovo che fonde due lingue: napoletano e spagnolo in modo sorprendentemente efficace, espressione di una volontà di raccontare Napoli anche in modo internazionale.

Da quel «9 Maggio» si sono succeduti molti altri successi: «Je Te Voglio Bene Assaje», «Me Staje Appennenn’ Amo’», «Tu T’è Scurdat’ ‘e Me», «Gaiola Portafortuna», «Intostreet», diversi concerti (Roma, Milano e Napoli) ed anche pop-up live in diversi punti di Napoli all’insaputa dei fan.

Ultima fatica musicale del cantante, edita non a caso il 9 Maggio 2019, è l’EP: «Capri Rendez-Vous» contenente cinque singoli: «Oi Marì», «Tu me faje ascì pazz’», «Guagliò», «Nunn’a voglio ‘ncuntrà», «Niente», i cui video, sono legati l’uno all’altro in quanto, se guardati in sequenza, formano un piccolo trailer, come se oltre alle canzoni, si stesse guardando un film.

Estro, ingegno e soprattutto progettualità si celano dietro questa figura enigmatica che non smette di stupire i suoi fan impazienti di sapere cos’altro avrà in serbo per questo 2020. 

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