Conosci davvero Frank Sinatra?

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Se chiedo ad un teenager di Frank Sinatra dubito sappia rispondere, ma tu conosci davvero Frank Sinatra?

E non parlo dei successi, della leggenda che è stato, di “The Voice”, la voce che ha incantato per decenni i palchi degli Stati Uniti e non, ma della sua vita privata e di quel lato oscuro che molti ignorano.

Allora, giusto per rinfrescarci la memoria:

Francis Albert Sinatra nasce a Hoboken, nel New Jersey, nel 1915, da genitori italiani emigrati negli Stati Uniti, pare, per sfuggire alla giustizia italiana per un omicidio commesso dal padre della futura “voce”.

Un parto travagliato segnerà per sempre la vita del cantante. Il medico dovette, infatti, estrarre il neonato con il forcipe e Frank si ritrovò con una cicatrice sul viso: da qui nasce l’appellativo “scarface”.

I primi scampoli di successo arrivano negli anni ’30, quando un giovanissimo Frank inizia a calcare nei locali del New Jersey.

Tutto il resto, ormai, è sui libri di storia.

Una storia musicale che si concluderà 50 anni dopo, nel 1995, quando all’età di 80 anni, si esibirà per l’ultima volta, prima di ritirarsi a vita privata, con il brano “The best is yet to come”, il meglio deve ancora venire: la frase che fu poi incisa sulla sua lapide.

Cinquant’anni di carriera segnati dal successo e da episodi che lo hanno reso un personaggio sicuramente controverso ed ambiguo, per certi lati, oscuro e irrimediabilmente corrotto da vizi come il gioco d’azzardo e l’alcool, al punto che, in quanto accanito consumatore di Jack Daniel’s, i suoi amici, quando venne sepolto, vollero tumularlo con una bottiglia di whisky, oltre a un pacchetto di sigarette.

Un carattere forte, ma al contempo fragile, lo spinsero, in varie occasioni, a tentare il suicidio: la prima volta per la rottura con Ava Gardner, sua seconda moglie e compagna di bevute (una delle prime volte che uscirono insieme passarono la serata a bere e a sparare per le strade di Indio, danneggiando i negozi e ferendo un passante. Frank fu arrestato e il suo press agent dovette pagare per tenere nascosto l’incidente); la seconda perché sentiva che la sua carriera stava terminando.

Una vita fatta anche di tanti aneddoti bislacchi.

Il cantante, per esempio, soffriva molto la sua scarsa altezza e per questo si faceva realizzare delle scarpe con tacco interno per apparire più alto.

Aveva un curioso rapporto con “Strangers in the Night”, uno dei suoi più grandi successi, ma che odiava profondamente, definendola “vera mer*a” oltre che una delle peggiori canzoni che avesse mai ascoltato, e un amore incredibile per i Beatles e per “Something”, a sua detta, la più bella canzone d’amore scritta dai quattro di Liverpool.

Ebbe in vita scontri e risse a non finire.
Quello con Tommy Dorsey, famosissimo trombonista dell’epoca, ispirarono Mario Puzo, autore de “Il Padrino”, nella creazione del personaggio di un cantante di origini italiane di nome Johnny Fontaine che riesce ad ottenere una parte in un film grazie alla mafia e all’aiuto di Don Corleone.
La leggenda, non tanto leggenda, narra infatti che, dopo aver firmato un contratto che lo legava, per 5 anni, all’orchestra di Dorsey, Sinatra riuscì ad estorcere, dopo sole due stagioni, per l’impellente necessità di iniziare la carriera da solista, una rottura grazie alla pistola di Willie Moretti puntata alla testa del caro Tommy.

Non desta sorpresa che anche con lo scrittore, che ammise di essersi ispirato a lui, Sinatra ebbe, eufemisticamente, qualche battibecco.

La storia dei 10 centesimi: nel 1963, infatti, il figlio Frank jr. nato dal matrimonio con Nancy Barbato, venne rapito. Il cantante parlò al telefono con i rapitori, ma a un certo punto gli mancarono le monetine per continuare la conversazione. Il figlio venne liberato, dietro pagamento del riscatto, ma da allora il cantante tenne sempre in tasca 10 cent!

Insomma una vita incredibile e quasi frutto della penna del più grande tra i sceneggiatori, e non sorprende che Martin Scorsese abbia pensato, in passato, di farne un film, salvo poi ripensarci, a quanto pare, per delle critiche e obiezione ricevute dal clan Sinatra, in merito alle quali, il regista disse:

“Non possiamo farlo, non lo approverebbero. Certe cose sono difficili per una famiglia, e questo lo capisco perfettamente. Ma se vogliono che sia io a fare il film, devono sapere che non posso nascondere certe cose. Frank Sinatra è stato un personaggio complesso, molto più complesso di una persona qualsiasi.”

Frank Sinatra, una voce paradisiaca tra le fiamme dell’inferno.

Pietro Annibale
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