Piccole donne [Recensione]

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Piccole donne torna nei cinema con un nuovo adattamento. E riesce a rendere leggera e senza tempo un’opera dal sapore storico.

Le vicende delle sorelle Dawson che si apprestano a diventare piccole donne sono pressoché note. Infatti, che ne siamo coscienti o meno, le loro vite ricalcano quelle dei vari personaggi dei romanzi ottocenteschi, di un secolo che stava muovendosi a grandi passi verso la modernità. Pur non conoscendo bene il libro, la trama è (piacevolmente) prevedibile.

È una storia di realizzazione, un Bildungsroman al femminile, che in questa realizzazione cinematografica assume toni estremamente moderni e coinvolgenti. Un plauso va sicuramente alla regista Greta Gerwig per aver dato una visuale di ampio respiro su un’opera ultracentenaria e un po’ inflazionata.

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Innanzitutto il ritmo di Piccole donne viene tenuto costantemente elevato grazie a una sceneggiatura che pratica spesso il confronto tra il presente e il passato delle sorelle Dawson.

Molti episodi  del loro ingresso nella vita adulta vengono confrontati con momenti analoghi e significativi della loro fanciullezza. Sono svariati gli eventi che accadono in un tempo del racconto piuttosto avanzato, portando subito lo spettatore all’interno della trama. Piccole donne è come un delicato fiore dai mille petali, che si schiude poco alla volta senza mai fermarsi dall’inizio alla fine. Non ci sono mai momenti a vuoto, ma la tenuta del film tiene senza fatica alle due ore abbondanti.

Protagonista indiscussa del film è Jo, interpretata magnificamente da Saoirse Ronan. La giovane attrice irlandese offre una prestazione a tutto campo, muovendosi con grande disinvoltura in un ruolo complesso. L’intreccio narrativo tra episodi dell’infanzia e della maturità la costringono a compiere giravolte su un doppio ruolo dai tratti profondamente differenti. Riesce ad azzeccare i toni e i modi della giovane ragazza che gioca, ride e scherza con le sorelle. In maniera altrettanto impeccabile indossa le vesti della giovane lavoratrice, con tutti i cambiamenti che questo comporta. Il tutto senza mai snaturare il suo personaggio o la sua prestazione.

La forza del suo personaggio sta anche nei messaggi che trasmette. Donna, che tenta di inserirsi nel mondo del lavoro, nell’Ottocento di un’America appena uscita dalla Guerra civile.

Con un’ironia sottile e profonda, ci si accorge che molte delle difficoltà che Jo incontra lungo il suo percorso lavorativo sono tuttora presenti. Molte giovani lavoratrici, e magari anche giovani lavoratori, potrebbero essersi rivisti nelle vicende del personaggio della Ronan. I colloqui con il direttore del giornale, all’inizio e alla fine del film, sono un perfetto incrocio tra amara ironia e critica a una società, ieri come oggi, che tende a sfruttare i suoi lavoratori. Geniale la battuta: «Per questo genere di lavori paghiamo tra i venticinque e i 30 dollari… gliene daremo 20».

Preziosa è poi la presenza di Florence Pugh e Timothée Chalmet, che interpretano rispettivamente Amy e Laurie. Questi due personaggi, insieme a Jo, creano un intreccio di eventi ricco di emozioni. La rivalità tra le due sorelle, i confusi sentimenti di Laurie e la ricerca della propria rispettiva realizzazione offrono un ritratto autentico della società dell’epoca, nonché della sua letteratura. Il tutto senza mai apparire stucchevole o scontato.

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Attorno a queste vicende così dettagliate, che rendono Jo, Amy e Laurie dei veri e propri round characters, vi sono le storie più semplici del resto della famiglia.

Laura Dern, Emma Watson e Eliza Scanlen completano il nucleo familiare femminile della famiglia Dawson con ruoli dai tratti meno marcati. Incarnano un pensiero costantemente positivo, nonostante le difficoltà quotidiane, carico di bontà e solidarietà verso il prossimo. La loro è una vita vissuta attorno ai valori veramente fondamentali della vita, escludendo nettamente il denaro e concentrandosi sul benessere delle persone e della famiglia. Certo, per chi è cresciuto con la saga di Harry Potter, fa impressione vedere Emma Watson impersonare una giovane mamma!

A completare un cast di grande lusso vi sono poi Meryl Streep e Chris Cooper, rispettivamente nei ruoli della bisbetica e ricca zia March e del buon Mr Laurence, nonno di Laurie. Il loro ruolo è estremamente schematico quanto funzionale alla trama, impersonando personaggi simili per provenienza sociale, ma opposti per carattere e generosità. Sono personaggi che ci fanno sorridere di divertimento, ma anche di commozione, con piccole interventi che spesso celano più di quanto sembra.

Piccole donne è senza dubbio un bel film, brillante, fresco, moderno, capace di stare al passo con i tempi e col cinema di oggi senza snaturare il valore storico del libro. È un amalgama di ingredienti così ben riuscito che difficilmente deluderà.

Daniele Carlo
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1 commento su “Piccole donne [Recensione]”

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